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Potendo scegliere, scegliamo: l’estate è finita, le scuole hanno riaperto e siamo tornati a goderci gli spazi pubblici, la socialità, lo shopping. In moltissimi abbiamo scelto di tornare a fare shopping in negozio, che non vuol dire l’abbandono dell’e-commerce, ma vuol dire, appunto, una maggiore capacità di scelta, situazione per situazione.
Secondo la ricerca The Future Shopper Report 2021, “il 64% dei consumatori preferisce brand che offrono acquisti online e in negozio”, soprattutto se questi brand offrono il meglio dei due mondi: velocità e comodità da una parte, divertimento e piacere dall’altra.
Prima dell’estate abbiamo scritto “riprogettare l’esperienza dello shopping significa questo: valorizzare le parti belle, alleggerire quelle sgradite” e oggi ne vediamo le conseguenze: i marchi che hanno saputo ripensare e rinfrescare i loro punti vendita sono stati premiati dal mercato, rinforzando le connessioni con i clienti.
Questo vale soprattutto per i negozi monomarca, una tendenza nata con la moda e allargata piano piano ad altri settori; come scrive Manuela Soressi sul Sole24 ore l’obiettivo è “stabilire una relazione diretta con il consumatore finale”, estendendo la lezione dei media digitali ai luoghi fisici.
Lo shopping come gioco
È più facile se sei Lego, ma è anche una sfida a superarsi sempre: sfida vinta dal nuovo negozio sulla Quinta Strada a New York, con il Brick Lab, dove puoi costruire usando mattoncini fisici e digitali, la Minifigure Factory, dove puoi fabbricare un ricordo della tua visita al negozio e il Tree of Discovery, 880.000 mattoncini che simbolizzano l’impegno dell’azienda nell’avere un impatto positivo sul pianeta.
Il nuovo flagship store di Lego a New York
Lego dichiara di aver lavorato due anni al concept del nuovo negozio, un progetto iniziato quindi prima del Covid19 e che sicuramente ha tenuto conto delle nuove esigenze dei consumatori, soprattutto delle famiglie.
Restando nel mondo dell’intrattenimento i negozi fanno parte della strategia anche dei servizi online, come TikTok, che ha sperimentato il contatto in real life con un pop store a Londra, o Google, che ha aperto il suo primo flagship store a New York.
Il primo flagship store di Google a New York
Lo shopping come arte e gusto
È più facile se operi nella moda, come Jill Sander, che a New York gioca sul colore guida delle collezioni, ridipingendo l’intero negozio di giallo, o come René Caovilla, che apre a Parigi con un negozio che richiama nel lampadario e nei cristalli le creazioni della Maison.
La boutique di Jill Sander a New York
La boutique di René Caovilla a Parigi
Moncler invece associa al calore la dolcezza, ospitando nel nuovo negozio di Milano un Candy Corner con i dolci di Stratta, storica pasticceria milanese. Più vicino a casa il Fidenza Village ha scelto di ospitare The Art Street. Discover People, Culture and Fashion: sei artisti da tutto il mondo invitati a esporre e a organizzare performance live culminate con Piccolo Decalogo Bansky, uno spin off della mostra di Palazzo Tarasconi a Parma.
Negozi che non devono vendere?
Per noi la risposta è no, pensare che punti vendita eleganti, rarefatti e ariosi non siano pensati anche per vendere vuol dire non cogliere il punto essenziale. Il primo flagship store di Alce Nero, per esempio, ha ambizioni di relazioni pubbliche e divulgazione, soprattutto in tema ambientale, ma è anche il posto dove troviamo tutto l’assortimento. Che siano pensati per durare o come pop up store questi spazi sono l’evoluzione del negozio di un tempo, il fatto che siano belli e gradevoli non vuol dire tradire la loro funzione, anzi.
Insomma, il retail non è morto, anzi: andar per negozi è un bisogno fisico, letteralmente 🙂
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