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Viaggiare nel tempo

Viaggiare nel tempo

EXPERIENCE / PHYGITAL / TRENDS

Si può! Basta entrare in un museo, anzi, basta visitarne uno, senza per forza dover uscire di casa o dover viaggiare lontano. Un anno fa, in pieno lockdown, abbiamo scoperto in molti i “dodici musei da visitare online”, con diversi livelli di ricchezza dell’esperienza e della visita.

E ancora prima del lockdown si sono diffuse in tutto il mondo le mostre “experience”, come per esempio questa di Klimt al MUDEC di Milano, oppure le mostre del collettivo teamLab a Tokyo: entrambe basate sulla creazione di ambienti multimediali totalmente immersivi.

Pensare all’arte, alla letteratura e al cinema come forme di viaggio e al museo come una forma di viaggio nel tempo è parte di un approccio progettuale indispensabile per riprogettare queste esperienze senza scadere nel succedaneo, nell’accontentarsi, nel replicare alla meno peggio. È necessario - e interessante - prendere una prospettiva laterale, creativa, esperienziale: insomma, il nostro pane quotidiano, non a caso ci siamo innamorati dell’idea di animare e rendere vivi destinazioni e musei anche quando la visita è digitale e non fisica.

Il fascino dei dettagli

Google ha dedicato un intero sito, Arts & Culture, all’esplorazione digitale dell’immaginario umano. Oltre alla possibilità di esplorare in 3D 12.000 musei ci siamo innamorati di Art Camera, che permette di vedere da vicinissimo opere normalmente protette da vetri, cordoni e personale pronto a sgridarci se ci avviciniamo troppo (giustamente). Lo Zoom in ti fa letteralmente entrare in dodici capolavori (chissà perché, ma questo numero ritorna).

Cambiamo numero con Graffiti 101, che oltre a permetterti di vedere la street art ti porta nella vita delle comunità e delle città che la ospitano.

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Graffiti Art di Kobra a Miami

Non solo arte

Quando si pensa a un museo spesso si dimentica la bellezza delle esposizioni dedicate alla scienza, poco presenti nella cultura italiana, almeno fino al grande successo del Muse di Trento. La creatività unita alla tecnologia permette per esempio di arricchire la spettacolarità dei musei di scienze naturali con dei veri e propri artefatti digitali.

Come ricorda Michael Walker dell’American Museum of Natural History “la tecnologia digitale è parte integrante della ricerca scientifica” e, aggiungiamo noi, è accessibile sia sul posto sia a distanza. È un’intervista pubblicata insieme ad altri approfondimenti della ricerca in corso in altri musei su Immerse, una rivista dedicata a “discussioni creative sull’evoluzione del racconto non narrativo” dei media e dell’arte, con particolare attenzione ai problemi sociali.

Progettare questo racconto usando le possibilità digitali sia sul posto sia a distanza permette a progetti anche piccoli di raggiungere molte più persone e nello stesso tempo di riflettere su questo cambiamento.

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Il MUSE di Trento

Non solo Covid

In Dordogna, nella Francia del Sud, c’è un complesso di caverne che sono uno dei più antichi musei di tutti i tempi, perché ospitano pitture rupestri preistoriche praticamente intatte. Sono le grotte di Lascaux, che possono essere visitate solo entrando nella copia identica realizzata a poca distanza, Lascaux 2. Il motivo è semplice: le visite di decine di migliaia di persone avrebbero messo in pericolo le pitture, imponendo una protezione che, di fatto, significa andare sul posto per visitare un falso. Non è un caso isolato, infatti tornando a Google Arts & Culture troviamo Open Heritage, che dà la possibilità di esplorare in 3D opere e luoghi troppo delicati oppure, ahimè, ormai distrutti e ricostruiti digitalmente.

Per entrare con lo spirito giusto nel mondo delle visite digitalizzate, insomma, bisogna accettare prima di tutto i limiti dell’esperienza di una visita fisica, invece di considerarla un ideale perduto e a cui aspirare.

L’ideale è aiutare le persone a sperimentare un’opera nel migliore dei modi e aumentando l’accesso e la disponibilità di capolavori troppo spesso troppo costosi per la maggior parte delle persone. La digitalizzazione dei musei è prima di tutto un passaggio di democratizzazione e poi di grande, grandissima creatività e apertura mentale, guardando alla Mixed Reality e sognando in grande, in attesa del teletrasporto e degli ologrammi.

Nell’attesa di poter tornare a vedere da vicino le nostre opere preferite stiamo, con grande piacere, progettando e testando alcune soluzioni immersive anche per i nostri clienti, sia nel settore sia estendendo questo spirito al retail e agli eventi.


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